Viti, placche o fili di Kischner? Buona parte dei progressi in campo ortopedico è sicuramente dovuto all’evoluzione della scienza dei materiali: Se infatti da un lato poteva esser semplice cercare di immobilizzare in maniera sempre più adeguata un arto fratturato, riuscire a fissarlo con qualcosa di “interno” è da sempre una sfida assai più avvincente.
I problemi nella scelta dei mezzi di sintesi sono numerosi: prima di tutto scegliere la “forma” giusta, trovarne una che rispetti la complessa biomeccanica del corpo umano, poi trovare il materiale più adatto e compatibile con il corpo umano.
Tutte queste sfide sono state affrontate dalle scienze moderne per dare una risposta adeguata alle sempre più complesse domande che la medicina ha posto.
Nella chirurgia elettiva dell’avampiede i mezzi di sintesi più frequentemente utilizzati sono: viti, placche e fili di Kirschner.
Fili di Kirschner, viti e placche per la chirurgia dell’avampiede
1. Le Viti
Con questo termine si indicano delle vere e proprie viti che vengono utilizzate durante gli interventi chirurgici. Solitamente sono composte da una lega di titanio, completamente biocompatibile, che permette una perfetta tenuta pur nel rispetto del modulo di elasticità dell’osso. Le viti possono essere cannulate o meno (quindi forate o meno al loro interno), completamente filettate o solo in parte, o ancora con una punta autofilettante o meno. A dispetto dei dettagli tecnici, che offrono prestazioni diverse a seconda dei casi, le viti sono tra i mezzi di sintesi più utilizzati in quanto garantiscono una tenuta stabile e duratura.
Analizzando i possibili rischi collegati alle viti, sicuramente va ricordato quello relato alla fresatura. Spesso prima di inserire una vite, viene prima eseguito un “invito” con una fresa. Durante questa procedura si possono, raramente, causare microfratture che necessitano di grande esperienza del chirurgo per esser gestite durante l’intervento.
Dopo l’intervento i mezzi di sintesi possono andare incontro a rottura (spesso non correlata ad alcuna correlazione clinica) o sindromi da conflitto con i tessuti molli adiacenti. Non rare sono le tendiniti croniche da conflitto con i mezzi di sintesi. In questi casi l’utilizzo della fisioterapia strumentale è di prima linea e spesso offre soluzioni durature e talvolta anche definitive. Nei casi resistenti alla terapia fisica e medica diventa necessario procedere chirurgicamente alla rimozione dei mezzi di sintesi quando l’osteotomia risulta completamente guarita. Ugualmente si procedere chirurgicamente in caso di mobilizzazione dei mezzi di sintesi. Questo ovviamente espone il paziente ad una seconda anestesia ed alle complicanze relate ad un intervento chirurgico.
2. Le Placche
Questo mezzo di sintesi, assimilabile ad una sezione di cilindro che ospita diversi fori per le viti, viene raramente utilizzato nella chirurgia dell’avampiede. In particolari tecniche chirurgiche per la cura dell’alluce valgo, ad esempio nelle osteotomie della base del metatarso, si possono utilizzare alcune placche specifiche. Un altro caso è rappresentato dalle artrodesi di metatarsofalangea nel trattamento dell’alluce rigido severo.
Essendo il piede un distretto in cui il sottocute è poco rappresentato le placche sono spesso molto superficiali; questo rende frequente il conflitto con i tessuti molli (tendini e muscoli) e l’insorgenza di infiammazione croniche. Questo rende necessario un re-intervento per la rimozione dei mezzi di sintesi.
3. I Fili di Kirschner
I fili di Kirschner, dal nome del loro inventore, sono dei fili semi-rigidi utilizzati da oltre un secolo in chirurgia ortopedica. In questo lungo periodo è stato diffusamente studiato l’utilizzo di questi fili in diversi e numerosi campi della chirurgia ortopedica. Frequente è il loro utilizzo nelle fratture del piede, così come negli interventi elettivi di chirurgia dell’avampiede. I fili di Kirschner permettono una grande stabilità, grazie alla loro punta aguzza che si incunea nelle corticali dure dell’osso, ma al contempo garantiscono un certo micro-movimento, grazie al loro modulo elastico, che è funzionale alla sintesi. Altro beneficio di questi mezzi di sintesi è la possibilità di una sintesi temporanea: agganciando il filo all’osso e tenendo l’altra estremità fuori è possibile rimuoverlo a guarigione avvenuta (circa quaranta giorni) senza necessità di un secondo intervento o anestesie invasive.
Dallo studio della letteratura, inoltre, è assodato che non vi sono differenze tra una sintesi interna (come le viti) ed una sintesi temporanea con fili di Kirschner. Quindi questo strumento rappresenta una metodica più rapida, economica ed ugualmente sicura rispetto altre tecniche.
Operazione Alluce Valgo e fili di Kirschner: il metodo del Dottor Scala
Il Dottor Scala, grazie alla sua esperienza decennale in campo di chirurgia del piede, ha raffinato negli anni una tecnica personale ed unica di sintesi. Grazie a particolari accorgimenti intraoperatori, infatti, è possibile stabilizzare l’osteotomia mediante un filo di Kirschner interno a permanenza, posizionato in modo che non dia alcun conflitto con i tessuti molli. Inoltre, in caso di necessità di intervento sulle altre dita, una sintesi transitoria con piccoli fili di K permette una resa estetica e funzionale eccellente; senza la necessità di ulteriori interventi per la rimozione di eventuali mezzi di sintesi.
(Scala A., Vendettuoli D. “Modified Minimal Incision Subcapital Osteotomy for Hallux Valgus Correction”. Foot&Ankle Specialist, vol 6 (1) :85 – 72, 2013.)
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Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti.
I trattamenti per cui è specializzato sono:
Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton
Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA.
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