Il neuroma di Morton è una patologia del nervo interdigitale che fornisce la sensibilità della parte interna di due dita vicine del piede, il 3° ed il 4°.
E’ rappresentato da un ingrossamento primitivo ed intrinseco del nervo (neuroma) o da una compressione secondaria ed estrinseca dello stesso da parte di strutture vicine, a livello delle teste metatarsali.
Entrambi questi fattori danno origine alla tipica sintomatologia dolorosa e parestesica (come ad esempio formicolii, scosse e spilli) che tende ad estendersi alle due dita innervate quando avviene l’appoggio del piede al suolo durante la normale deambulazione.
La “metatarsalgia di Morton”, viene diagnosticata principalmente con ecografia e risonanza magnetica che possono rilevare (ma non sempre) l’ingrossamento del nervo plantare tra terzo e quarto metatarso, indirizzando la diagnosi e il conseguente intervento chirurgico.
I sintomi
Il piede può presentare una sporgenza plantare dei metatarsi, condizione che predispone alla metatarsalagia di Morton, e quello che si definisce “piede equino”. Lo spostamento del carico sull’avampiede, infatti, è un altro elemento che ne favorisce la formazione.
Con il sovraccarico dell’avampiede, inizia un dolore costante nella zona plantare. Infatti, l’infiammazione cronica porta alla sofferenza del ramo nervoso plantare che si divide in quella zone per dare origine ai nervi interdigitali.
Il dolore, inoltre, è cronico. Scariche elettriche che si dirigono verso le dita, momentaneamente addolcite dal massaggio delle dita interessate, ma accompagnato da insensibilità e anestesia della zona.
Esami da fare
La radiografia non può mostrare il neuroma, ma può spiegare come alcune anomalie del piede causino la malattia. Molto utile, invece, si rileva l’ecografia perché accerta lo stato di infiammazione della regione metatarsale, l’infiammazione dei tendini, delle guaine e il versamento delle articolazioni metatarsali distali. Infine, la risonanza magnetica mostra la situazione di infiammazione dell’avampiede, tra terzo e quarto metatarso solitamente.
Come si interviene
La cura del Neuroma di Morton può essere medica con l’assunzione di farmaci antiinfiammatori e antidolorifici. Alcuni professionisti propongono le infiltrazioni. Si tratta di una iniezione di farmaco nella regione infiammata. Alle volte però l’ago lacera un capillare dilatato e si provoca uno spiacevole ematoma, che si aggiunge all’infiammazione e complica ulteriormente la situazione.
L’intervento per il Neuroma di Morton viene deciso dalla paziente che arriva al punto da non sopportare più il dolore provocato da questa patologia.
L’intervento chirurgico si esegue normalmente in anestesia locale, non prevede ricovero e la convalescenza è dalle due alle quattro settimane. L’intervento prevedere la rimozione del nervo divenuto fibrotico e può essere eseguito con tre diverse modalità, secondo la chirurgia mondiale:
1) Decompressione artroscopica, utilizzato se il neuroma non presenta grosse dimensioni ed è allo stadio iniziale. Non prevede la rimozione del nervo, ma si incide il legamento trasverso che si trova tra i due metatarsi.
2) Accesso chirurgico dorsale,
come si vede nel filmato l’incisione si pratica sulla parte dorsale del piede. Si seziona il legamento metatarsale, poi si allarga lo spazio tra i due metatarsi e successivamente si rimuove il nervo.
3) Accesso chirurgico plantare, che prevede l’incisione nella parte plantare del piede, a livello della radice delle dita, da cui si asportano borsa metatarsale e nervo ormai fibrotico.
4) Si pratica la neuro ablazione mediante radiofrequenze ecoguidate.
Decorso post-operatorio
E’ bene osservare un periodo di riposo con il piede sollevato. E’ questo l’unico modo per far defluire l’ematoma post-operatorio che non ha altro modo per essere allontanato.
L’intervento permette un recupero rapido ed un buon controllo del dolore fin dai primi momenti nel post operatorio. Dopo il riposo iniziale la deambulazione avviene con prudenza. Come per la maggior parte degli interventi effettuati sull’avampiede, richiede l’utilizzo del sandalo post-operatorio. Se il paziente è prudente nelle due settimane iniziali potrà indossare la calzatura che preferisce, tipicamente una scarpa comoda dopo trenta giorni. Se il piede non è rimasto sollevato e a riposo, l’ematoma non è stato allontanato e la ripresa può durare di più. Nel primo mese le visite di controllo sono settimanali, a quindici giorni dall’intervento è possibile la rimozione dei punti. Ad un mese dall’intervento il paziente può tornare ad indossare le calzature che preferisce, anche quelle più impegnative ed appaganti.
Dopo 20 giorni viene prescritta la riabilitazione che prevede:
· esercizi di mobilizzazione delle dita dei piedi che aiutano a riprendere la normale mobilità ed elasticità (che per tanto tempo sono state bloccate)
· esercizi di stretching per il tendine di achille.
· tecar terapia che aiuta a sgonfiare il piede.
· esercizi di mobilizzazione attiva e passiva della caviglia.
Quando le ferite sono del tutto guarite molto utili sono anche i massaggi linfodrenanti che aiutano a sgonfiare il piede operato e che evitano le aderenze nella zona del polpaccio.
Nel corso del secondo mese si consiglia di continuare sempre con gli esercizi di stretching (anche a casa) sia per le dita che per il tendine, e si consiglia di massaggiare e mobilizzare spesso le dita dei piedi. Si possono seguire anche dei corsi in palestra come la ginnastica posturale, pilates, cyclette. Tutto questo per mantenere sempre ben elastico il tendine.
Contatta Il Dott. Scala
Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:
Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton
Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it