L’ictus causa una grave invalidità. La mancanza di stabilità limita la deambulazione. La mancanza di stabilità mina la autostima e la capacità di ripresa. Gli specialisti che non fanno operare i pazienti ostacolano la ripresa dei pazienti.

Perché non è conosciuto l’intervento per il piede equino?

I professionisti della Riabilitazione che curano gli esiti dell’ictus creano una confusione tra paralisi degli arti (emiplegia) e ripresa delle facoltà cerebrali. L’evoluzione della  malattia del cervello non c’entra nulla con la paralisi del piede. Sono due cose distinte e separate. Il cervello riprende alcune facoltà dopo l’ictus perché interviene l’emisfero che non è stato toccato dall’ictus. Ma il cervello non potrà mai più mandare impulsi elettrici in periferia agli arti paralitici.

Perché deve essere operato il piede equino post-ictus?

Il paziente con il piede equino deve essere operato perché la paralisi dell’arto non c’entra nulla con il danno del cervello.

Lo schema mostra in modo elementare che dopo l’ictus le cellule cerebrali muoiono. Dopo l’emorragia (oppure l’ischemia) non avviene il passaggio degli impulsi elettrici dall’altra parte del cervello. Tutti sanno che la parte del corpo opposta all’ictus rimane paralizzata. Si verifica l’emiplegia. Il piede e la caviglia di deformano e non consentono l’appoggio al suolo.

Qual è il motivo dello sbaglio della “riabilitazione”?

I vecchi medici quali Perfetti, Mezieres, Bobath, Woita sono stati formati negli anni 1930 in cui la Neurologia era confusa con la Psichiatria e con la Psicologia. Basandosi su vecchi concetti di un epoca passata quali “rigenerazione neuronale”, “neuroplasticità”,  “facilitazione” ecc. ecc. sono state elaborate negli anni ‘60 tecniche di riabilitazione dell’ictus. Ma queste tecniche degli anni ’60 sono  ormai prive di fondamento.  La verità è che il cervello danneggiato non potrà mai più comunicare con gli arti paralitici. Il paziente post-ictus non deve attendere passivamente una ripresa che non avverrà mai. Coloro che fanno credere questo sbagliano oppure mentono e sono in malafede. Concetti della “riabilitazione” quali la “riprogrammazione del movimento”, il “ricondizionamento”, la forza della volontà, i circuiti neuronali alternativi, la “facilitazione” sono tutti concetti vecchi, sbagliati, che hanno per lunghi decenni svelato la loro inadeguatezza e la loro inutilità.

Lo schema mostra in modo elementare che l’ictus porta alla morte le cellule cerebrali. Dopo l’emorragia (oppure l’ischemia) non avviene il passaggio degli impulsi elettrici dall’altra parte del cervello. A causa dell’ictus la parte opposta del corpo rimane paralizzata. Si verifica l’emiplegia.

Lo schema mostra in modo elementare che l’ictus porta alla morte le cellule cerebrali. Dopo l’emorragia (oppure l’ischemia) non avviene il passaggio degli impulsi elettrici dall’altra parte del cervello. A causa dell’ictus la parte opposta del corpo rimane paralizzata. Si verifica l’emiplegia.

 

Lo schema mostra l’emiplegia. La metà del corpo opposta all’ictus subisce la interruzione della elettricità che proviene dal cervello. A questo è dovuta la paralisi dell’arto superiore e dell’arto inferiore. Questa elettricità non tornerà mai. E’ inutile aspettare una “rigenerazione” che non è scientificamente possibile.

Lo schema mostra l’emiplegia. La metà del corpo opposta all’ictus subisce la interruzione della elettricità che proviene dal cervello. A questo è dovuta la paralisi dell’arto superiore e dell’arto inferiore. Questa elettricità non tornerà mai. E’ inutile aspettare una “rigenerazione” che non è scientificamente possibile.

Perché il piede equino non c’entra niente con la ripresa cerebrale?

Le facoltà del cervello quali la parola, la memoria, i sentimenti, i ricordi ecc. ecc. riprendono grazie alla parte che non è stata toccata dall’ictus. Dopo la morte dei neuroni (le cellule cerebrali) non c’è rigenerazione verso la periferia. Gli ordini per il movimento degli arti non partono perché non c’è la elettricità. I neuroni che sono nel midollo spinale rimangono privi di ordini superiori. I muscoli degli arti ricevono ordini disordinati e non regolati dal midollo spinale. Per questo motivo alcuni muscoli sono immobili e paralitici e altri sono ipertonici e spastici. Per questo motivo il movimento è inconsulto e disordinato.

Lo schema della paralisi muscolare dovuta all’ictus. Le cellule cerebrali sono morte dopo l’ictus e l’elettricità che passa dall’altra parte del corpo non c’è più. I neuroni che sono nel midollo spinale rimangono privi di ordini superiori. I muscoli degli arti ricevono ordini disordinati e non regolati dal midollo spinale. Per questo motivo alcuni muscoli sono immobili e paralitici e altri sono ipertonici e spastici.

Lo schema della paralisi muscolare dovuta all’ictus. Le cellule cerebrali sono morte dopo l’ictus e l’elettricità che passa dall’altra parte del corpo non c’è più. I neuroni che sono nel midollo spinale rimangono privi di ordini superiori. I muscoli degli arti ricevono ordini disordinati e non regolati dal midollo spinale. Per questo motivo alcuni muscoli sono immobili e paralitici e altri sono ipertonici e spastici.

 

La foto mostra l’aspetto clinico del piede equino paralitico. I professionisti della “riabilitazione” vedono la deformità ma si ostinano nell’attesa di una “rigenerazione” che non potrà mai avvenire.

La foto mostra l’aspetto clinico del piede equino paralitico. I professionisti della “riabilitazione” vedono la deformità ma si ostinano nell’attesa di una “rigenerazione” che non potrà mai avvenire.

 

Perché il cervello non può “rigenerare” il movimento?

L’origine del movimento risiede nella corteccia motoria primaria situata nella area 4 di Brodmann. Dalla corteccia cerebrale partono gli impulsi per le cellule nervose motorie collocate nel midollo spinale (secondo motoneurone). Dopo che l’ictus ha devastato la corteccia cerebrale l’elettricità non si può formare, i neuroni non possono rigenerare, il movimento non può tornare. I professionisti della “riabilitazione” sanno molto bene che la paralisi degli arti non c’entra nulla con la ripresa del cervello. L’ictus ha privato il cervello della origine del movimento. Eppure essi vedono che il malato emiplegico presenta sempre sempre sempre la stessa deformità ma si ostinano nell’attesa di una “rigenerazione” che non potrà mai avvenire.

Qual è l’errore della “riabilitazione”?

I vecchi medici quali Perfetti, Mezieres, Bobath, Woita sono stati formati negli anni 1930 in cui la Neurologia era confusa con la Psichiatria e con la Psicologia. Infatti la specialità si chiamava Neuro-Psichiatria. Modernamente tutta questa confusione non esiste perché la Neurologia studia solo le malattie del Sistema Nervoso, mentre Psichiatria e Psicologia studiano i disturbi della mente. I professionisti della “riabilitazione” sanno benissimo che la mente, la forza di volontà, l’impegno, lo sforzo psicologico, la ginnastica a cui sottopongono il povero paziente è inutile. L’elettricità non può rigenerare, il movimento non può tornare. Gli specialisti che negano l’operazione per il piede equino fanno credere ai pazienti e alle loro famiglie ad una “neuroplasticità” e a una “rigenerazione” del movimento che non può avvenire.

In che cosa consiste l’operazione per il piede equino?

Non c’è motivo di attendere per l’operazione di correzione del piede equino. L’operazione di correzione del piede equino comporta:

– il calcagno tocca il suolo;

– la pianta del piede aderisce al suolo

– l’appoggio del piede è saldo

– la deambulazione è più sicura.

La “riabilitazione” e il “botulino” non possono correggere il piede equino.

La molla di Codivilla, odiata da tutti i pazienti, è assolutamente inutile. Se il piede equino non viene operato e si perde tempo la deformità diviene fissa, rigida, incorreggibile. Il malato viene condannato alla invalidità e alla deformità per tutta la vita. Chi si prende la responsabilità?

Il dott. Andrea Scala è uno dei pochi chirurghi che corregge il piede equino, il piede  paralitico, il piede equino post-ictus, gli esiti di piede torto congenito (P.T.C.)

 

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.