Nella Risonanza eseguita dopo l’intervento  per neuroma di Morton alcuni Radiologi refertano una “recidiva” del neuroma di Morton. Non è materialmente possibile ritrovare il neuroma dopo l’intervento di asportazione. Ciò che veramente si trova sono i residui dell’ematoma post-operatorio.

 Non è scientificamente corretto parlare di “recidiva” del neuroma di Morton.

Si osserva alle volte il caso clinico di paziente operata per asportazione del neuroma di Morton che non soffre più per la dolorosa scossa che la obbligava a bloccarsi e la costringeva a togliere la scarpa, e che  ha cessato di soffrire per i crampi muscolari che si estendevano dal piede alla gamba. Dopo l’intervento la paziente soffre per bruciore sotto la pianta dell’avampiede, sotto le teste metatarsali, alla base delle dita. Il dolore è accentuato nella fase di appoggio del passo e  persiste anche a riposo. La paziente si reca dal radiologo che effettua la Risonanza ed emette un referto di “recidiva” del neuroma di Morton.

Errore nel referto della Risonanza.

Sbaglia di molto il radiologo che descrive il neuroma di Morton, che è stato operato e non c’è più. Il neuroma è stato asportato, fotografato, mandato dall’Anatomo Patologo esaminato, sezionato e diagnosticato. Non è possibile “la recidiva”. Non è possibile che si sia formato un altro neuroma. E’ estremamente improbabile l’insorgenza di un “neuroma d’amputazione” nella medesima sede dell’intervento. Potrebbe trattarsi di un neuroma non ben individuato e non completamente asportato, ma allora non è stato correttamente operato. Occorre eseguire una RXgrafia di buona qualità che svela la motivazione del dolore dell’avampiede. Si tratta della metatarsalgia alla quale la paziente è predisposta per la conformazione dei metatarsasi centrali, che sono più lunghi del 1° metatarso. Si tratta della METATARSALGIA DEI RAGGI CENTRALI.

neuroma di Morton Radiografia

 

Quadro clinico del neuroma di Morton.

Il  Neuroma di Morton è una patologia che coinvolge rami nervosi terminali del piede, caratterizzata da una sintomatologia incostante che alterna momenti di benessere a fitte dolorose intollerabili.

I pazienti che soffrono di questo problema, in maggioranza di sesso femminile,  tendono a definire questo dolore simile ad una scossa elettrica che arriva senza avviso. Il Neuroma di Morton colpisce molto di più le donne che gli uomini. I dati riportano che i casi fino ad oggi diagnosticati con questa patologia sono in prevalenza di sesso femminile e di età compresa tra i 40 e i 50 anni. In realtà questo disturbo può insorgere a qualsiasi età, e che le donne sono più soggette rispetto agli uomini perché indossano spesso scarpe con i tacchi.

Più specificatamente questo disturbo si presenta nella zona tra il terzo ed il quarto metatarso, per poi irradiarsi al terzo e quarto dito. In alcuni casi le pazienti riferiscono il progressivo coinvolgimento delle dita  vicine. Risulta interessata sia la parte dorsale del piede che quella plantare. Il dolore arriva a coinvolgere anche tutta la gamba causando crampi del polpaccio e malessere generale.

Morton

 

Neuroma di Morton, cos’è veramente.

L’anatomia del Neuroma di Morton consiste in un aumento di volume dei rami nervosi terminali della pianta dell’avampiede. A livello delle teste metatarsali i nervi plantari si biforcano per dare origine ai nervi digitali. Proprio tra la testa del 3° e del 4° metatarsale, a livello della biforcazione si forma il rigonfiamento ed un ispessimento dei nervi definito “neuroma”. Questo ispessimento del nervo associata alla formazione di una massa fibrosa, spessa e di consistenza più dura è molto sensibile alla compressione che provoca dolore ed un effetto del tutto simile ad una scossa elettrica.

In definitiva il “neuroma” è dovuto  ad un continuo ed incessante stimolo irritativo dei nervi periferici dovuto principalmente ad un’alterata biomeccanica.

 

Illustrazione Morton

 

Per questi motivi il dottor Andrea Scala, riconosciuto come uno dei migliori chirurghi ortopedici della caviglia e del piede in Italia, consiglia ai pazienti che hanno provato senza successo sia la terapia farmacologica che la fisioterapia di scegliere l’intervento di asportazione chirurgica. E’ un intervento che rimuove la patologia. Ma va eseguito con grande accuratezza e precisione usando particolari lenti di ingrandimento.

 

Che cosa fa vedere la Radiografia?

La RXgrafia mostra com’è lo scheletro del piede. Aiuta a capire se c’è l’alluce valgo. Ma l’attenzione deve andare alla lunghezza delle ossa metatarsali. Quando il 1° metatarso è breve e i metatarsali centrali sono più lunghi allora è facile l’insorgenza della metatarsalgia. La metatarsalgia cronica è una delle principali cause del neuroma di Morton. Il Radiologo dovrebbe riconoscere la maggiore lunghezza dei metatarsali centrali (2°, 3° e 4°) e segnalare al paziente questa situazione dello scheletro. Molto spesso il Radiologo non fa questa semplice osservazione e non la scrive sul referto. Allora la paziente soffre per il dolore, ma non viene informata sulla natura di questo dolore.

 

Che cosa fa vedere l’Ecografia?

L’apparecchio ecografico  emette ultrasuoni riceve un eco quando le onde colpiscono le strutture anatomiche. Sono immagini molto suggestive, ma sono difficili da interpretare e da registrare. C’è una grande differenza di qualità negli apparecchi  di conseguenza una grande disparità nella qualità delle immagini. Non tutti gli operatori hanno l’adeguata sensibilità ed esperienza per poter individuare precisamente le strutture coinvolte. Le immagini ecografiche sono suscettibili di differenti interpretazioni. Per questo è un esame “operatore dipendente”. In teoria il chirurgo dovrebbe essere presente per rendersi conto della posizione e della natura delle strutture esaminate insieme con il radiologo. Ma non sempre è possibile.

 

Che cosa fa vedere la Risonanza?

La Risonanza Magnetica Nucleare è un esame di grande sensibilità che fa vedere la composizione più intima del corpo. La Risonanza aiuta ad individuare il neuroma di Morton. Ma i sintomi devono coincidere con l’esame clinico. Può sicuramente avvenire che si osservino altre formazioni di “parti molli” tra le teste dei metatarsali. Ma la paziente soffre in un solo punto ben preciso e ben individuato. Non può avvenire che si trovino due o tre neuromi. E’ molti difficile, ma soprattutto è molto improbabile.  A quel punto che cosa dovrebbe fare il chirurgo? Operare tutti i neuromi presenti in tutti gli spazi metatarsali descritti nel referto della Risonanza? NO. In tutti i casi dovrebbe essere fatto il confronto con la RXgrafia sotto carico. Risulta allora evidente che si tratta di una metatarsalgia dovuta ad una maggiore lunghezza dei metatarsi centrali, con infiammazione delle borse sierose, delle metatarso-falangee e delle guaine tendinee. La metatrsalgia è la giustificazione più valida per la presenza del dolore dell’avampiede. Il neuroma di Morton insorge a seguito del quadro infiammatorio del piede, ma è una patologia incidentale, che prevale in maniera ed episodica ed in un periodo di tempo ristretto, all’interno di un quadro generale ben più grave.

 

Che cosa fa vedere la Risonanza dopo l’intervento?

Alcuni Radiologi refertano una “recidiva” del neuroma di Morton dopo l’intervento di asportazione del neuroma.  Si tratta evidentemente di un errore. Non è materialmente possibile ritrovare il neuroma dopo l’intervento di asportazione. Il neuroma viene asportato e viene inviato all’Anatomo Patologo che lo seziona, lo esamina al microscopio e conferma la diagnosi. Anche se per ipotesi i rami nervosi tagliati dovessero rigenerare e formare un “neuroma di amputazione” la neoformazione non sarebbe nella stessa sede e non avrebbe le stesse dimensioni.  In quella sede non può formarsi un nuovo neuroma. In realtà ciò che il Radiologo osserva sono i residui dell’ematoma post-operatorio formatosi dopo l’intervento. Tra le teste metatarsali e alla base delle dita si trova uno spazio che viene invaso da un voluminoso versamento di sangue. Non è possibile procedere alla coagulazione con elettro cauterio. L’ematoma che invariabilmente si produce impiega settimane e mesi prima di essere riassorbito. Nei casi in cui il piede non viene tenuto molto sollevato per molto tempo e nei casi in cui il paziente riprende la deambulazione troppo precocemente l’ematoma post-operatorio crea una raccolta e  una vera e propria cisti che risulta evidente nella Risonanza dopo l’intervento. Può anche accadere che immagini della Risonanza dopo l’intervento risultano simili al neuroma di Morton. Ciò accade quando il neuroma non viene correttamente e totalmente asportato. Ma non è che il Morton sia “recidivato”. Semplicemente non è stato correttamente eliminato.

Le cause del Neuroma di Morton, come abbiamo visto, possono essere diverse, ma

anche se lo stress meccanico ed il continuo sfregamento ai danni del nervo interdigitale e delle ossa metatarsali vicine sono tra le più comuni. Le scarpe con il tacco alto obbligano ad uno stato di ipertensione le articolazioni metatarsofalangee, cosa che giustificherebbe il fatto che ad essere più colpite da questa patologia siano proprio le donne. Massima attenzione, dunque, all’utilizzo di scarpe strette, ma anche a traumi e sollecitazioni continue dovute anche allo sport.

Le conseguenze del Neuroma di Morton La scossa elettrica innesca un riflesso non controllato dal paziente. I muscoli del polpaccio si contraggono per un meccanismo di difesa. La punta del piede si sposta sempre di più verso il suolo nella fase di carico della deambulazione. Il carico del peso del corpo si sposta sempre di più sull’avampiede, aggravando la mettarsalgia e il neuroma di Morton.

Per questi motivi, allo scopo di eliminare questa condizione clinica, il dottor Scala consiglia sempre ai suoi pazienti, ovviamente se lo stato di salute lo consente, di procedere con un’operazione risolutiva.

 

L’intervento fase per fase per il paziente che soffre di Neuroma di Morton

L’operazione chirurgica è l’unica strada certa per eliminare definitivamente il dolore se si soffre di Neuroma di Morton. Si esegue un intervento mini-invasivo. Molto spesso non si riconosce il punto della incisione sulla cute e le signore sono molto contente.

ASPORTAZIONE DEL NERVO (NEURECTOMIA) Mediante l’aiuto di lenti d’ingrandimento si individuano i nervi danneggiati. Nei casi in cui i nervi sono rimasti strozzati e sono rimasti ischemici troppo a lungo non si può fare a meno di asportare la parte malata e danneggiata dei nervi.

Neuroma di morton

 

NEUROLISI Nei casi più fortunati si riesce a sbrigliare il nervo dalla fibrosi e dalle aderenze che si sono formate nei mesi. Il nervo recupera la sensibilità senza più dolore.

Periodo post-operatorio.

Solitamente dopo l’intervento il paziente dovrà stare un periodo a riposo per 10- 15 giorni con il piede operato bene in alto. Dopo questo periodo si effettua una medicazione e si verifica lo stato della incisione.

Già dalla prima settimana, poi, il paziente potrà appoggiare il piede a terra parzialmente, aiutandosi sempre con le stampelle. Dopo il controllo per verificare che il decorso stia procedendo come previsto. Si alterna la deambulazione con le stampelle al riposo con il piede sollevato. E’ importante fare sgonfiare completamente il piede prima di indossare le proprie calzature. Nei casi in cui si accelera la ripresa e si cerca di indossare per forza le scarpe quando il piede non è del tutto sgonfio si ripresenta lo stesso dolore che c’era prima dell’intervento. Non è una cosa gradevole né per la paziente, e nemmeno per il chirurgo. E’ una esperienza da evitare!

Quando il piede si è sgonfiato (dopa tre o quattro settimane) la paziente si può rivolgere ad un professionista della riabilitazione. Solo dopo un colloqui con il chirurgo che spiega che cosa è stato fatto al momento dell’intervento si può proceder. Se questo colloquio non avviene e se manca lo scambio di informazioni possono essere commessi errori nel trattamento  fisioterapico e nelle manipolazione inadeguata della parte operata.

In teoria si eseguono esercizi di mobilizzazione delle dita dei piedi ad esercizi di stretching per il tendine di Achille ed attività di mobilizzazione attiva e passiva della caviglia. Si proseguirà poi con altri esercizi di stretching sia per le dita che per il tendine, curando poi il piede e le dita del piede con massaggi. Consigli utili che, se ben eseguiti, permetteranno di mantenere sempre ben elastico il tendine.

Il Neuroma di Morton è una patologia che si manifesta con un dolore plantare che parte dalla zona compresa tra il terzo e quarto metatarso e si irradia verso tutta la gamba. Un disturbo che trova le sue cause negli sforzi e, in generale dallo stress, che i piedi e tutta la parte anteriore del piede subiscono ogni giorno per via delle calzature troppo strette oppure errate, per sollecitazioni dell’area o, ancora, per lo sport. Si tratta di una zona del corpo molto delicata dove entrano in gioco i tessuti molli. La cronicità non può che peggiorare la situazione già importante e il disturbo di cui il soggetto soffre.

Se anche tu soffri di Neuroma di Morton e vuoi capire come ritrovare sollievo puoi rivolgerti al dottor Scala. Vuoi fissare un appuntamento? Contattalo nel form o su Facebook Messanger.

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.