Dopo l’ictus cerebrale i neurologi valutano il danno e i  fisiatri stabiliscono il programma della riabilitazione. Ma chi stabilisce quanto tempo dura la riabilitazione? Quanto occorre aspettare per vedere le modifiche degli arti? E per vedere migliorare la camminata? Sei mesi? Un anno? Tutta la vita una esistenza da invalido? Perché nessuno parla dell’intervento che corregge il piede equino varo e che aiuta a camminare meglio?

Qual è l’incidenza dell’ictus?

L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di invalidità nel mondo, la seconda di demenza e la terza di mortalità nei paesi occidentali. E nonostante quest’ultima negli ultimi quindici anni sia diminuita, tutte le proiezioni indicano che, entro i prossimi venti anni, a causa dell’invecchiamento della popolazione, si verificherà un complessivo aumento di oltre il 30% del numero totale di casi di ictus nell’Unione Europea.

Lo schema mostra dove si verifica il danno cerebrale che può essere conseguente alla emorragia oppure alla ischemia

Lo schema mostra dove si verifica il danno cerebrale che può essere conseguente alla emorragia oppure alla ischemia

 

Quanti casi di ictus si verificano in Italia in un anno?

In Italia  si verificano circa 200.000 casi di ictus ogni anno.

In Italia l’ictus è la terza (la seconda, stando ad alcune stime) causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Il 10-12% di tutti i decessi per anno si verifica dopo un ictus.

Nel nostro Paese il numero di soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 950.000. L’ictus rappresenta la principale causa d’invalidità.

 

Qual è l’impatto sociale dell’ictus?

l’impatto sociale ed economico che l’ictus ha sulla nostra società in termini di spesa del SSN è molto oneroso  sia nella fase acuta che nella presa in carico della cronicità. Proprio questa malattia rappresenta il caso italiano tipico in cui tutto ricade sulla famiglia. Questi pazienti sono invalidi totali e hanno bisogno di una assistenza assidua e permanente da parte della famiglia. Non vi sono solo i “costi diretti” della malattia. Occorre considerare che le famiglie delle persone colpite da ictus sono soggette ad un impegno economico che impoverisce. E’ la spesa per la così detta “assistenza informale”, che consuma risorse e tempo. Il SSN,  la riabilitazione in DAY HOSPITAL  e i cicli di sedute di fisioterapia forniscono una assistenza, ma di sono di scarso aiuto per la positiva evoluzione della malattia.

 

C’è un interesse a curare questi pazienti?

C’è un grande interesse a curare un numero tanto elevato di pazienti. Ma l’interesse non è sempre esclusivamente scientifico e professionale. Neurologi e Fisiatri curano i malati di ictus. I malati e le loro famiglie aspettano il risultato dalle cure. Aspettano il  miglioramento. Ma il miglioramento  non sempre si vede e i malati spesso rimangono nello stesso modo. Per alcuni mesi. Per alcuni anni. Per sempre.

 

Il paziente ha difficoltà a deambulare?

Si capisce che in questa situazione così grave il paziente non riesce a stare in piedi. Non riesce a camminare. Ha bisogno di aiuto per ogni cosa. Ha perso la sua indipendenza. Ha perso la sua libertà. La sua famiglia è costretta ad una assistenza continua e assidua. Il paziente è imprigionato nella sedia a rotelle.

 

Il malato di ictus potrebbe migliorare con l’intervento chirurgico?

Certamente il malato di ictus potrebbe migliorare con l’intervento chirurgico. L’arto inferiore si presenta deformato come segue:

– adduzione dell’anca;

– flessione del ginocchio;

– flessione della caviglia;

– grave piede equino;

– deviazione in varismo della caviglia e del piede;

– flessione delle dita del piede.

Non ci vuole una scienza per capire che se vengono corrette queste deformità che si presentano con l’ictus il paziente sta meglio.

Il piede deformato dall’ictus è equino varo supinato. La paziente non può assolutamente appoggiare sul piede deformato. La riabilitazione non ha portato risultati positivi dopo anni e anni. La molla di Codivilla non potrà mai correggere il piede. La paziente non potrà mai lasciare le stampelle. Solo l’intervento può correggere il piede,  permettere di appoggiare la pianta e deambulare senza due stampelle.

Il piede deformato dall’ictus è equino varo supinato. La paziente non può assolutamente appoggiare sul piede deformato. La riabilitazione non ha portato risultati positivi dopo anni e anni. La molla di Codivilla non potrà mai correggere il piede. La paziente non potrà mai lasciare le stampelle. Solo l’intervento può correggere il piede,  permettere di appoggiare la pianta e deambulare senza due stampelle.

 

La deformità del piede è molto evidente anche nella visione posteriore. L’appoggio avviene solo sul bordo laterale del piede.

La deformità del piede è molto evidente anche nella visione posteriore. L’appoggio avviene solo sul bordo laterale del piede.

 

L’intervento può migliorare la situazione del paziente?

L’intervento chirurgico consente di stare in piedi e di camminare. Restituisce l’autonomia, l’autosufficienza e la libertà. L’intervento ha l’effetto di rilasciare i muscoli e i tendini  che sono accorciati dalla contrattura spastica. Il piede equino viene risolto. Un altro scopo dell’intervento è di trasportare verso l’esterno del piede i muscoli e tendini che tirano troppo (verso l’interno) la caviglia e il piede. Al termine dell’intervento la caviglia è bella dritta e il piede può nuovamente appoggiare la pianta al suolo.

 

Quanto tempo ci vuole per guarire dall’intervento?

Trenta giorni. Dopo l’intervento viene confezionato un gesso che tiene il piede nella posizione corretta. Per venti giorni il paziente rimane a letto a riposo con il piede in alto per fare sgonfiare il piede operato. Il 21° giorno il paziente si alza e comincia a camminare appoggiando al suolo. Il gesso è come uno stivale. Il 31° giorno il paziente toglie il gesso e cammina appoggiandosi al bastone. Il paziente comincia subito a salire e scendere le scale.

 

Perché non si parla dell’intervento chirurgico?

Perché prima c’è la competenza è neurologica perché la malattia ha colpito il cervello. Poi l’altra figura medica coinvolta è il Fisiatra o Specialista terapia fisica e riabilitazione. Questi medici “dimenticano” di chiamare il chirurgo ortopedico che cura le deformità degli arti.

 

Che cosa fa il fisiatra?

Il Fisiatra stabilisce quali sono gli “Scopi della Neuro riabilitazione dopo ictus”

Il Fisiatra stabilisce le linee guida sono schematizzate come segue:

Conseguenze dell’ictus cerebrale Obiettivi e attività della riabilitazione
Paralisi di metà del corpo o del viso

(emiparesi)

Migliorare la mobilità
Imparare dei movimenti con cui compensare le paralisi
Imparare a compiere esercizi con i mezzi ausiliari
Difficoltà di deambulazione Migliorare la capacità di camminare
Imparare a usare i deambulatori o la sedia a rotelle

 

Il fisiatra stabilisce la fisioterapia che deve eseguire il paziente che ha subito l’ictus. Per effettuare la fisioterapia e la riabilitazione si rivolge ai fisioterapisti.

 

Come mai non c’è l’intervento chirurgico nelle “linee guida”?

Questi specialisti sono medici e non chirurghi e  “dimenticano” di chiamare il chirurgo ortopedico che cura le deformità degli arti. Il risultato è che l’arto rimane storto, deformato e inutilizzabile perché non viene suggerito l’intervento correttivo.

 

Chi è il fisioterapista?

Il fisioterapista è l’operatore sanitario, in possesso della laurea abilitante, che svolge in via autonoma o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti agli eventi patologici causati dall’ictus. Il fisioterapista svolge la propria attività a favore di tutti i pazienti affetti dagli esiti di ictus.

Come fa il fisioterapista ad eseguire la riabilitazione dell’ictus?

Ha ricevuto specifiche nozioni durante i corso di laurea e ha seguito dei corsi di istruzione. I professori di fisioterapia hanno insegnato il metodo Bobath, il metodo Wojta e il metodo Perfetti che sono i maggiormente conosciuti e i maggiormente praticati. Questo personale è stato addestrato a fare il possibile per mantenere mobili le articolazioni degli arti colpiti dalla paralisi ed evitare l’anchilosi articolare con molti sforzi.

 

Che cosa è la neuroplasticità?

Alcuni neurologi e alcuni fisiatri danno valore al concetto di neuroplasticità. E hanno insegnato ai fisioterapisti che li assistono la teoria della neuroplasticità.

Questa teoria crede nella possibilità di sostituire la funzione della parte malata del cervello con la funzione di un’altra parte del cervello. Ma questa ipotesi teorica in fase di studio è rimasta tale da decenni. Per ora esistono solo studi su animali da laboratorio, ma la neuroplasticità deve essere ancora dimostrata scientificamente.

Un limite al concetto di neuroplasticita’ è che la morfologia e le proprietà funzionali dei neuroni del sistema nervoso centrale sono molto complesse, per questo motivo un neurone mancante non può essere sostituito da uno di altro tipo come ormai stabilito dalla “legge di Llinás”.

 

Si può guarire dall’ictus?

Nei pazienti anziani l’ictus non guarisce. Si stabilizza in una condizione di paralisi cronica.

Il paziente rimane in uno stato clinico stazionario per tutta la vita. Il programma della riabilitazione prevede il ricovero in cliniche specializzate immediatamente dopo la fase acuta. Alla fine del ricovero il paziente ritorna in famiglia. Viene periodicamente convocato dai centri convenzionati con il SSN per effettuare una serie di sedute in DAY HOSPITAL.  Nel corso dell’anno il paziente viene periodicamente convocato dai centri convenzionati con il SSN per effettuare un ciclo di sedute giornaliere.

 

Quanto tempo dura la riabilitazione dell’ammalato di ictus?

I professionisti della riabilitazione non espongono con chiarezza la durata della riabilitazione e soprattutto entro quanto tempo si devono vedere i risultati.

 

Come viene controllato lo stato del paziente?

I centri di riabilitazione convenzionati con il SSN hanno le cartelle cliniche su cui viene annotata l’attività del fisioterapista e la risposta del paziente. Ma come accade per la maggior parte delle malattie croniche in realtà il miglioramento non ci può essere. La riabilitazione è strutturata soprattutto per evitare il peggioramento delle condizioni cliniche. Non vi sono evidenti e obbiettive tabelle per controllare la guarigione, il miglioramento o la mancanza di progresso nella evoluzione dell’ammalato di ictus.

Le Regioni e lo Stato spendono molti soldi per il finanziamento questa capillare organizzazione dei Centri e del personale dedicato alla riabilitazione.

 

L’intervento chirurgico correttivo è importante?

L’intervento correttivo a livello del piede equino varo supinato dopo ictus potrebbe essere operato molto più spesso. Il paziente riguadagna in breve tempo l’appoggio della pianta del piede e riprende una deambulazione corretta. Il paziente diventa più autonomo e la fisioterapia procede su basi migliori.

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.