L’ictus causa la morte dei neuroni della corteccia cerebrale. Il movimento degli arti diventa impossibile a causa della paralisi. La “rigenerazione” è impossibile. La grave invalidità del piede equino deve essere risolta senza attendere. La riabilitazione dopo l’operazione aiuta a mantenere il risultato acquisito. Gli specialisti che non fanno operare i pazienti ostacolano la ripresa dei pazienti.
Che cosa è l’ictus?
L’ictus o colpo apoplettico è un grave colpo che colpisce il cervello. Il danno viene causato da una emorragia oppure da una ischemia. Il risultato è che i neuroni cerebrali muoiono. Molti pazienti muoiono a causa di questo attacco. I sopravvissuti portano per tutta la vita le conseguenze di un danno tanto grave.
Quali sono le conseguenze di cui si occupa il chirurgo ortopedico?
Molti malati sviluppano la paralisi della metà del corpo. E’ una condizione che si chiama “emiplegia”. L’arto inferiore assume un tipico aspetto definito triplice flessione. L’elemento più evidente dell’ictus nell’arto inferiore è il piede equino varo supinato post ictus.
Quali sono le conseguenze del piede equino varo supinato post ictus?
Il paziente con il piede equino non può deambulare correttamente. Appoggia al suolo solo la punta del piede e la parte laterale. La paralisi causa la ipostenia dei muscoli peronieri.
La paralisi causa l’ipertono e la spasticità dai muscoli tibiali. La paralisi provoca la retrazione del tendine d’Achille. A causa della paralisi il calcagno non appoggia al suolo. Per questo il piede è equino. Nessuna riabilitazione può allungare il tendine d’Achille e fare toccare il calcagno al suolo. Nessun botulino può allungare il tendine d’Achille e fare toccare il calcagno al suolo.
La pianta del piede sviluppa calli molto dolorosi. L’equilibrio è molto instabile. Il paziente già reso invalido dall’ictus non ha speranza di camminare. Solo l’intervento chirurgico può fare questa correzione.
Che cosa può fare la chirurgia nella paralisi?
Il paziente che hanno vissuto una terribile esperienza umana quale l’ictus vivono una grave condizione di invalidità. L’impossibilità di appoggiare il piede per terra e di camminare normalmente è una umiliazione costante. I pazienti post-ictus sono psicologicamente abbattuti perché dipendono dagli altri in tutto e per tutto. I professionisti della Riabilitazione non sono sensibili a queste problematiche. Per loro si possono aspettare anni e decenni nell’attesa di un recupero.
Invece tutti devono sapere che nei casi specifici in cui l’ictus ha causato il piede equino varo supinato post ictus l’intervento chirurgico consente una correzione immediata. L’operazione di correzione del piede equino ha i seguenti vantaggi immediati:
– il calcagno tocca il suolo;
– la pianta del piede aderisce al suolo;
– l’appoggio del piede è saldo;
– la deambulazione è più sicura.
Che cosa accade dopo l’intervento di correzione del piede equino varo supinato post ictus?
Dopo avere ottenuto correzione del piede in sala operatoria, si confeziona uno stivaletto gessato che il paziente indossa per quaranta giorni. Dopo l’intervento i primi trenta giorni trascorrono con il paziente prevalentemente disteso con il piede in alto, per evitare che il piede operato si possa gonfiare. Dopo aver trascorso trenta giorni il paziente inizia a camminare appoggiando il piede operato usando il gesso come uno stivale. Dopo il compimento del quarantesimo giorno si procede alla rimozione del gesso. Le foto mostrano il piede di un paziente che ha subito l’ictus dieci anni prima. Il paziente è stato operato quaranta giorni fa per la correzione del piede equino post ictus. Le foto sono state riprese quando il paziente ha tolto il gesso, ha tolto i punti di sutura e ha ripreso immediatamente a camminare.
Perché la fisioterapia non ottiene risultati sul piede equino varo supinato post ictus?
Il danno alla corteccia motoria causato dall’emorragia oppure dalla ischemia provoca una condizione clinica chiamata sindrome del motoneurone superiore. E cioè la morte dei neuroni nell’area cerebrale interessata causa la mancanza di impulsi elettrici diretti al midollo spinale.
Clinicamente c’è la presenza di debolezza senza una significativa atrofia muscolare, spasticità (aumento del tono muscolare con rigidità e movimenti a scatto), iperreflessia e segno di Babinski positivo.
La rigidità o spasticità con movimento a scatto è caratterizzata tipicamente da una resistenza iniziale in movimento seguita da una rapida diminuzione della resistenza. Le lesioni del motoneurone superiore si presentano con un modello di debolezza che è anche tipico con una minore debolezza che colpisce i muscoli antigravitazionali. Questo modello dà origine all’aspetto di emiplegia o emilato dopo un ictus con danni alla corteccia motoria. Il paziente avrà una postura flessa nell’estremità superiore interessata e una postura di triplice flessione nell’estremità inferiore. Il paziente camminerà con un’andatura emiparetica tipica.
Perché i professionisti della Riabilitazione non fanno operare i pazienti affetti da piede equino varo supinato post ictus?
Il paziente post-ictus è costretto ad attendere passivamente una ripresa che non avverrà mai. I professionisti della Riabilitazione che curano gli esiti dell’ictus creano una confusione tra paralisi degli arti (emiplegia) e ripresa delle facoltà cerebrali. L’evoluzione della malattia del cervello non c’entra nulla con la paralisi del piede. Sono due cose distinte e separate. Il cervello riprende alcune facoltà dopo l’ictus perché interviene l’emisfero che non è stato toccato dall’ictus. Ma il cervello non potrà mai più mandare impulsi elettrici in periferia agli arti paralitici.
I vecchi medici quali Perfetti, Mezieres, Bobath, Woita sono stati formati negli anni 1930 in cui la Neurologia era confusa con la Psichiatria e con la Psicologia. Basandosi su vecchi concetti di un’epoca passata quali “neurocognitiva” “rigenerazione neuronale”, “neuroplasticità”, “facilitazione” ecc. ecc. sono state elaborate tecniche di riabilitazione dell’ictus. Ma queste tecniche degli anni ’60 sono prive di fondamento. La verità è che il cervello danneggiato non potrà mai più comunicare con gli arti paralitici.
Lo schema dell’ictus mostra in modo elementare che dopo l’ictus le cellule cerebrali muoiono. Dopo l’emorragia (oppure l’ischemia) non avviene il passaggio degli impulsi elettrici dall’altra parte del cervello. Tutti sanno che la parte del corpo opposta all’ictus rimane paralizzata. Si verifica l’emiplegia.
Tutti coloro che fanno credere ai pazienti una possibile “rigenerazione” sbagliano oppure mentono e sono in malafede. Il paziente con il piede equino deve essere operato perché la paralisi dell’arto non c’entra nulla con il recupero sensoriale e delle facoltà cerebrali. Le “facoltà mentali” come la mente, la memoria, i ricordi, il pensiero, l’identità, la coscienza, la psiche, recuperano grazie alla parte del cervello non intaccata dall’ictus.
– Il dott. Andrea Scala è uno dei pochi chirurghi che corregge il piede equino, il piede paralitico, il piede equino post-ictus, gli esiti di piede torto congenito (P.T.C.)
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Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Andrea Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:
Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton
Il Dott. Andrea Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.