Gli sportivi sono soliti sottoporsi ad allenamenti costanti, generalmente ad alta intensità, allenamenti che rivelano, nel breve e nel lungo termine, tutti i loro benefici a livello cardiaco, vascolare e respiratorio.

Esasperare l’attività fisica però è altrettanto svantaggioso. In pratica, capita di allenarsi ad un’intensità così elevata che il fisico può non riuscire a recuperare in maniera adeguata. In questo caso, si rende il corpo estremamente vulnerabile, esponendolo ad esempio ad un potenziale overtraining. Questo forte stress non solo mette l’organismo a dura prova, ma provoca anche sovraffaticamento psichico. Un altro sintomo dell’overtraining è rappresentato dall’eccessivo affaticamento muscolare e tendineo, spesso accompagnato da dolori, i quali provocano una battuta d’arresto alle abituali performance. Inoltre, è sempre bene ricordare che non è mai una buona idea interrompere bruscamente l’allenamento. Il fisico infatti ci metterebbe molto più tempo a riadattarsi nuovamente alle sollecitazioni muscolari.
Due parti imprescindibili di ogni allenamento dovrebbero inoltre essere, nella fase iniziale, il riscaldamento, al quale vanno dedicati non meno di 20 minuti, e lo stretching, nella fase finale, senza esagerare con l’allungamento. La tendenza più moderna è quella di eseguire le sedute di stretching (½ ora due volte al giorno) a distanza dell’esercizio fisico. È stato infatti osservato che lo stretching alla fine dell’anamento o della prestazione sportiva pone tendini e muscoli ad un rischio di rottura.

Non di rado, il sovraffaticamento muscolare fa da apripista a tutta una serie di traumi sportivi che possono rappresentare una, più o meno, grave minaccia per tutti coloro che praticano sport. Per quanto si possano usare le dovute accortezze, nello sport i traumi sono all’ordine del giorno e così ci si trova spesso a dover far fronte a tendiniti, crampi, infiammazioni delle fibre muscolari e dei legamenti. Si può arrivare anche a casi più invasivi, come distorsioni, lussazioni, contusioni, stiramenti e, nell’ipotesi peggiore, a fratture, rottura del tendine d’Achille, traumi a carico della colonna vertebrale.

Un caso di rottura sottocutanea del tendine d’Achille

Un caso di rottura sottocutanea del tendine d’Achille.

Possiamo operare una prima distinzione tra un trauma di carattere acuto (ad esempio la distorsione della caviglia, la rottura del tendine d’Achille) e un caso di lesione cronica. La lesione diventa cronica quando la gravità non viene diagnosticata per tempo e non vieve trattata adegutamente. L’esempio più classico è la rottura dei legamenti laterali della caviglia. Quando questa lesione si protrae nel tempo le distorsioni si ripetono e si arriva ad un quadro doloroso di instabilità e di dolore articolare.

L’anatomia dei legamenti della caviglia

L’anatomia dei legamenti della caviglia

 

Rxgrafia caso di grave instabilità della caviglia

La Rxgrafia mostra un caso di grave instabilità della caviglia. I legamenti non tengono stabile la caviglia e la articolazione si “apre” rimanendo predisposta al cedimento articolare.

Tutta la letteratura della traumatologia dello sport può fungere da buon punto di riferimento, per districarsi nel vaso territorio dei traumi sportivi.  

Di sicuro gli arti inferiori rappresentano una delle zone più colpite dai traumi, che si concentrano prevalentemente sui legamenti della caviglia e sul tendine d’Achille

La caviglia permette movimenti limitati di flessione plantare e flessione dorsale e presenta internamente tre articolazioni (si definisce correttamente tibio-peroneo-astragalica). La caviglia è tutelata dalla capsula articolare e da diversi legamenti, dei quali quello peroneo-astragalico anteriore è quello maggiormente soggetto a traumi di diversa natura.

La distorsione di caviglia

Un movimento brusco o una caduta può produrre una distorsione. Il trauma causa la lacerazione della capsula e dei legamenti che genera uno stravaso interno di sangue con dolenzia e rigonfiamento. Se il dolore è forte, è meglio rivolgersi tempestivamente al medico per verificare che non vi sia un danno più serio, come una lussazione o una frattura.

Tra gli infortuni più frequenti figura la distorsione, un trauma muscolo-scheletrico che produce uno stiramento e una lacerazione dei legamenti che rivestono l’articolazione. Questa viene duramente sollecitata e può accadere che si verifichi una rotazione interna della pianta del piede (inversione) o una rotazione esterna (eversione). Si va da una distorsione di primo grado (lieve, con solo stiramento) ad una distorsione di terzo grado (con lesione completa di almeno un legamento).

Sono tanti i fattori che possono contribuire ad una distorsione, agevolandola in maniera più o meno determinante: scarpe non adeguate ad un determinato tipo di attività (basti pensare a quelle priva di “ammortizzatori” che non consentono uno scarico corretto del peso), un appoggio scorretto del piede, un’attività praticata su terreni con dislivelli o con scarsa manutenzione, squilibri muscolari, alterazioni articolari, sovrappeso/obesità, mancanza di riscaldamento e stretching nel pre e post allenamento.

Purtroppo le distorsioni possono essere terreno fertile per le fratture, che possono coinvolgere i malleoli, le sporgenze ossee situate ai lati della caviglia. I calciatori sono tra le figure più soggette a questo tipo di frattura, che spesso si verifica a seguito di un urto tra i colli del piede. In questo caso, è necessario intervenire chirurgicamente.

Quali sono i sintomi che di solito accompagnano questa tipologia di infortunio?         
– dolore nella zona laterale della caviglia;        
– gonfiore;    
– tumefazione;       
– deambulazione precaria;
– piede con mobilità ridotta;        
– impossibilità di scarico del peso corporeo;    
– ipersensibilità o forte debolezza della parte interessata.

I traumi acuti e i casi cronici

La prima cosa che viene consigliata a chi subisce una distorsione è quella di riposare, trattando 4-8 volte al giorno la parte lesionata con impacchi di ghiaccio da 20 minuti, comprimendola con una benda elastica e mantenendola sollevata così da contrastare il ristagno di liquidi. Per evitare ulteriori danni con altri movimenti, si consiglia anche di immobilizzare la parte coinvolta dal trauma: sarà poi lo specialista ad analizzare la situazione del paziente nel suo complesso per capire se bisogna provvedere ad una ingessatura. Il trauma però a volte è così invalidante che si rende necessario un intervento chirurgico, come per le fratture scomposte e la lacerazione di tendini e legamenti. I casi cronici sono caratterizzati da dolore, da instabilità articolare che si manifestano durante l’attività sportiva.  Nei casi cronici il dolore sordo e il gonfiore si manifestano anche a riposo.
I casi cronici trovano la soluzione con l’intervento chirurgico che deve essere necessariamente eseguito da un chirurgo ortopedico esperto come il dottor Andrea Scala.

Gli sportivi, ma anche tutti quelli che sottopongono piedi e caviglie ad uno stress particolarmente intenso, dovrebbero adottare delle buone pratiche per cercare di arginare il più possibile distorsioni, contusioni, lussazioni e fratture. Tra gli sport più impattanti a livello di piede e caviglia troviamo la pallavolo, il calcio, il basket e la corsa di resistenza, anche per i frequenti contatti col terreno e tra giocatori. I corridori, ad esempio, che si dedichino all’attività in maniera agonistica, dovrebbero prestare particolare attenzione alla postura che utilizzano in fase di corsa. Nello specifico, busto e schiena vanno mantenuti dritti (postura che, tra l’altro, va a migliorare la capacità respiratoria, le spalle non devono stare contratte e le braccia vanno tenute vicino al corpo, con una leggera inclinazione. Per poter affrontare al meglio la corsa, è inoltre indispensabile scegliere delle scarpe adeguate (soprattutto per evitare strappi indesiderati) e prediligere un aumento graduale dei Km, non dimenticando mai di fare tutti gli opportuni controlli medici. In caso di trauma sportivo, solitamente viene effettuata una radiografia per la valutazione della gravità dell’episodio; se si sospetta una rottura della caviglia, il medico opterà per una Ecografia Tac, per arrivare infine ad una Risonanza magnetica, nei casi più gravi.

Contatta Il Dott. Scala

Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:

Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton

Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.

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