I tendini sono strutture connettivali situate alle estremità della parte carnosa dei muscoli, sorretti dalle ossa dello scheletro che costituiscono una sorta di telaio. Lo scheletro è dotato infatti di muscoli che consentono al corpo di muoversi: essi sono attaccati alle ossa tramite i tendini, dei “tiranti” resistenti ed elastici grazie ai quali possono effettuare una trazione. Per usare dei termini molto semplici, possiamo dire che è grazie ai tendini che la contrazione muscolare si trasmette agli arti, facendoli muovere. I tendini sono così elastici e robusti che possono uscire indenni anche a seguito di frattura dell’osso.
I tendini sono formati da abbondante sostanza intercellulare e fibre di collagene disposte parallelamente in direzione della trazione e attraversate da vasi sanguigni sottili. Le fibre permettono al tessuto di opporre un’elevata resistenza all’azione traente. In pratica, quando comincia la contrazione muscolare, i fasci tendinee smettono di ondulare, il che ci protegge da rotture precoci: in questo modo infatti l’azione traente esercitata dal muscolo viene trasferita gradualmente dai tendini sull’osso.
I tendini di piedi, mani e polsi sono dotati inoltre della cosiddetta guaina sinoviale, un rivestimento molto simile alla membrana sinoviale da cui è rivestita la capsula delle articolazioni mobili. Le zone anatomiche, soggette ad attriti costanti, riescono a scivolare meglio grazie ad un liquido che viene secreto proprio dalla guaina sinoviale, liquido che funge dunque da lubrificante.
Per quanto ci si concentri istintivamente sull’importanza dei muscoli, come “motori” dei nostri movimenti, bisogna dire che i tendini assurgono ad un ruolo di fondamentale importanza nell’apparato locomotore, sia per quanto riguarda il sostegno garantito sia per la protezione e la capacità di movimento offerte. I tendini, al pari dei legamenti, hanno un tempo di adattamento al carico di gran lunga maggiore rispetto ai muscoli. Per adattarsi ad un determinato carico, riescono ad organizzare e ipertrofizzare la loro struttura, modificandola dunque in modo funzionale.
Il tessuto connettivo però, con il trascorrere del tempo, va incontro a processi di degenerazione: diminuiscono i mucopolisaccaridi, il contenuto d’acqua e la capacità di idratarsi. Per incrementare la resistenza tendinea, sarebbe opportuno un allenamento prolungato piuttosto che quello intervallato con stimoli brevi ed intensi.
Il tendine di Achille
Un posto di spicco tra tutti i tendini è occupato dal tendine di Achille, così forte che è capace di sostenere carichi fino a 300 Kg. Situato nella parte posteriore della caviglia, il tendine di Achille collega il muscolo tricipite del polpaccio al calcagno, permettendo la flessione plantare del piede. Tra le sue proprietà più importanti ritroviamo, da un lato, la capacità di gestire la contrazione muscolare volontaria e quella involontaria riflessa, dall’altro quella di trasmettere impulsi meccanici che consentono la spinta del piede.
Nel caso di un allenamento non particolarmente intenso, la capacità di resistenza alla trazione del tendine di Achille è di 5 Kg scarsi per mm², mentre si superano i 6 Kg per mm² quando le sollecitazioni sono intense e protratte nel tempo. Questo aumento è dovuto all’ipertrofia della sua sezione e all’irrigidimento della sua struttura.
La zona tendinea viene potentemente irrorata proprio a seguito di questo tipo di lavoro di resistenza, irrorazione che garantisce un ricambio energetico e funzionale che preserva dai rischi di rottura che, nel caso del tendine di Achille, si verifica con un carico complessivo di trazione di circa 400 Kg.
Se sottoposto ad abbondante stress, il tendine di Achille si irrigidisce ed è quindi costretto a lavorare più duramente. Questo succede anche quando i muscoli del polpaccio si affaticano a tal punto da trasferire il peso dell’attività (in primis della corsa) al tendine d’Achille. Il risultato è molto spesso la tendinite, un’infiammazione che col tempo può generare tessuti cicatriziali dotati di una flessibilità molto inferiore rispetto al tendine stesso.
Nei casi più gravi, l’infiammazione si inasprisce a tal punto da rendere possibile una rottura definitiva.
Tendinite e tendinosi
La tendinite, come precedentemente sottolineato, è l’infiammazione del tendine. Generalmente, questa condizione comporta anche una tenosinovite, ovvero l’infiammazione della guaina sinoviale che riveste il tendine. La tendinite può essere causata da un trauma, da esercizio eccessivo, da mancanza di stretching pre-allenamento, dall’utilizzo di scarpe non adeguate, da una sproporzionata pronazione del piede.
Il tendine infiammato diventa dolorante, con una sensazione simile ad un taglio lungo il tendine. Inoltre la flessibilità della caviglia diminuisce, la zona viene interessata da calore eccessivo, arrossamento e formazione di noduli e, alla palpazione, con l’arto in movimento, si può avvertire come un crepitio. In questa situazione, viene consigliata una terapia conservativa che contempla: applicazione di ghiaccio, riposo dell’arto (no ai carichi pesanti!), fisioterapia. Il tutto può essere fatto comodamente a domicilio, sotto supervisione del medico. Dopo circa due mesi, i noduli dovrebbero essere ridotti: a tal punto, è consigliabile fare stretching del polpaccio e, se possibile, dedicarsi almeno un po’ a sport come ciclismo e nuoto. Gli ortopedici consigliano anche ecografie e risonanze magnetiche al fine di monitorare lo stato della tendinite; propongono inoltre delle strategie riabilitative mirate al fine di arginare l’eventuale periodicità dell’infiammazione.
Anche se possono far pensare alla stessa cosa, tendinite e tendinosi sono differenti: la prima riguarda un’infiammazione di natura acuta, la seconda ha carattere cronico.
La tendinosi comporta una degenerazione della normale struttura tendinea e di solito è causata dall’uso eccessivo di un tendine già sofferente. Trattandosi di una degenerazione strutturale del tendine/i coinvolto/i, non c’è attivazione della risposta infiammatoria.
Al fine di curare la tendinopatia e prevenire la rottura del tendine, oggi è consigliabile una pulizia del tendine di Achille, attraverso l’artroscopia. La procedura che consente di operare all’interno di articolazioni quali ginocchio, spalla, caviglia viene utilizzata per un approccio mini-invasivo sui tendini (TENDOSCOPIA).
Il dottor Andrea Scala, ha sviluppato questa tecnica negli ultimi anni.
Grazie all’artroscopia, si riesce ad evitare l’incisione chirurgica che tra l’altro andrebbe ad agire su una parte già coinvolta da infiammazione. In questo modo, non si formano cicatrici che potrebbero aderire al tendine e non si pregiudica il delicato tessuto fibroadiposo che nutre il tendine. Sarà il professionista ad indicarvi il percorso più idoneo da seguire, previa attenta valutazione dello stato di salute del paziente e dopo opportuno approfondito confronto con lo stesso.
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Il Dott. Andrea Scala ha conseguito il suo diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università Cattolica del S. Cuore – Policlinico “A. Gemelli” di Roma con la discussione della tesi sperimentale, elaborata presso l’Istituto di Clinica Ortopedica diretta dal Prof. G.F. Fineschi, dal titolo: “Studio delle modificazioni cellulari indotte dai metalli di comune impiego in Chirurgia Ortopedica”, riportando il massimo dei voti. E’ specialista in Traumatologia e Ortopedia, specialista in Medicina dello Sport. Dal 1984 al 1988 è stato Assistente del Prof. Pisani nell’Ospedale di Alba (CN), il primo in Italia specializzato nella cura delle patologie della Caviglia e del Piede. Il Dott. Andrea Scala nel 1998 ha impiantato per primo la Protesi di Caviglia a Roma. Grazie ai numerosi anni di esperienza nel settore, alla formazione continua e alla pratica chirurgica effettuata in prestigiosi Centri Ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, il Dott. Scala garantisce ai propri pazienti risultati eccellenti, ottenuti attraverso tecniche chirurgiche innovative, accurati studi sul singolo caso clinico e attuazione di terapie di ultima generazione per agevolare e accelerare la rigenerazione dei tessuti. I trattamenti per cui è specializzato sono:
Protesi caviglia
Piede paralitico
Malattia di Haglund
Alluce valgo
Legamenti della caviglia
Alluce rigido
Piede piatto
Neuroma di Morton
Il Dott. Scala è l’unico chirurgo ortopedico specialista italiano iscritto alla Società Francese di Chirurgia della caviglia e del piede. Svolge la propria attività professionale presso la Casa di Cura ARS MEDICA in Via Cesare Ferrero di Cambiano, 2900191 ROMA. Prenota una visita specialistica al numero +39 335 766 2164 o invia una mail all’indirizzo info@footsurgery.it.
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